Questa foto mostra un "foo-fighter" osservato da un pilota tedesco nel maggio 1945 vicino a Karnten, in Germania. (Credito: Cronaca / Alamy foto)
Era quasi la fine della seconda guerra mondiale. Ma agli aviatori del 415th Night Fighter Squadron, sembrò più l'inizio della Guerra dei Mondi.
Il tenente Fred Ringwald fu il primo a vederlo. Stava guidando come osservatore in un caccia notturno pilotato dal tenente Ed Schlueter con il tenente Donald J. Meiers sul radar. Era una notte di fine novembre 1944, parzialmente nuvolosa con un quarto di luna. Stavano vagando per la valle del Reno a nord di Strasburgo, al confine franco-tedesco, quando Ringwald disse: "Chissà cosa sono quelle luci laggiù in collina", secondo un articolo dell'American Legion Magazine sugli avvistamenti del 1945.
Ce n'erano da otto a dieci in fila, e brillavano di un'arancia infuocata. Poi Schlueter li vide sulla sua ala destra. Hanno controllato con il radar di terra degli Alleati ma non hanno registrato nulla. Pensando che le luci potessero essere una sorta di arma aerea tedesca, Schlueter ha girato l'aereo per combattere… solo per far sparire le luci.
All'inizio gli uomini non dissero nulla per paura di essere ostracizzati. Ma poi gli avvistamenti si sono diffusi attraverso l'unità.
Più squadre, più avvistamenti
Il 17 dicembre 1944 vicino a Breisach, in Germania, un pilota stava volando a circa 250 metri quando vide “5 o 6 luci rosse e verdi lampeggianti a forma di 'T'”. Le luci sembravano seguirlo avvicinandosi a "circa 8 ore e 1.000 piedi". prima di scomparire inspiegabilmente come è venuto.
Poi il 22 dicembre altri due equipaggi di volo hanno avvistato delle luci. Un equipaggio vicino ad Hagenau ha riportato due luci in un grande bagliore arancione che sembravano sorgere da terra a 10.000 piedi dopo il caccia "per circa due minuti". Dopodiché le luci “si spengono e si allontanano, volano lungo il livello per qualche minuto e poi si spengono. Sembrano avere sempre il controllo perfetto”, secondo Strange Company: Military Encounters with UFOs in World War II di Keith Chester.
E poi c'era l'esperienza del tenente Samuel A. Krasney: un oggetto a forma di sigaro senza ali che brillava di rosso a pochi metri dall'estremità dell'ala dell'aereo. Il tenente Krasney, giustamente spaventato, ordinò al pilota di tentare manovre evasive ma l'oggetto luminoso rimase accanto al jet per diversi minuti prima di "volare e scomparire".
Infine, gli aviatori hanno chiamato le luci: foo fighters, ispirandosi al fumetto "Smokey Stover", in cui Smokey (un pompiere) era solito dichiarare: "Dove c'è pippo, c'è fuoco".
La spiegazione della "fatica da combattimento"
Un'illustrazione raffigurante l'incontro del 22 dicembre 1944 con i "foo fighters" durante un bombardamento diurno sulla Germania durante la seconda guerra mondiale.
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Un giornalista dell'Associated Press riferì sugli avvistamenti di foo-fighter il 1 gennaio 1945 e le teorie sulle loro origini si diffusero rapidamente: gli avvistamenti erano razzi, o palloni meteorologici, o il fuoco di Sant'Elmo, un fenomeno in cui una luce appare sulla punta degli oggetti in clima tempestoso. Ma i membri del 415° respinsero tutte queste teorie. I razzi meteorologici e i palloni non possono tracciare gli aerei come fanno questi oggetti e hanno visto il fuoco di Sant'Elmo e sono stati in grado di distinguere i due.
Poi c'era chi sosteneva che gli aviatori soffrissero di "combattere la fatica" un modo educato per dire che lo stress della guerra li stava facendo impazzire. Ma c'erano poche prove che suggerissero una psicosi collettiva: il 415th aveva un record eccellente, e quando un giornalista dell'American Legion Magazine venne a riferire sulla squadra, li descrisse come "avieri molto normali il cui principale interesse era il combattimento"
Il figlio del tenente Krasney, Keith Krasney, afferma che il suo defunto padre non corrispondeva al profilo stereotipato di un teorico degli UFO. In effetti, non ha mai suggerito che l'oggetto lucido e senza ali simile a un sigaro che volava a fianco del suo aereo fosse di origine extraterrestre.
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